La grande fuga, come un film
Molte avventure cominciano da una fuga.
Gli eroi intraprendono viaggi alla scoperta di se stessi sconfiggendo mostri che non sono altro che “materializzazione” di paure interiori.
Così nella notte si aggira il personaggio della canzone, per strada, disilluso.
Egli riflette su un dolore recente e riscopre un mondo che aveva dimenticato.
La perdita dell’amore si trasforma così in rabbia e presa di coscienza, il nuovo eroe si fa una promessa: tornare a vivere senza rinunciare alle sue passioni. Senza sprecare più fiato per chi lo ha gettato sulla strada. Solo.
Chi sono gli angeli?
Gli angeli citati nel brano sono energie, pensieri e immagini accantonate negli anni che tornano a fare visita all’eroe invitandolo a credere in sé.
Non c’è alcun che di religioso, solo una rappresentazione androgina di fantasmi del passato.
La fedeltà genera spesso rimpianti, sguardi, sorrisi che comunque rimangono nascosti tra i nostri ricordi.
Un accenno all’Eros di Teognide
Cosa ha in comune questa canzone con alcuni frammenti dell’antico poeta di Megara?
Qualcosa si in realtà.
Prendiamo per esempio le due elegie:
“Mi tormenta l’anima il tuo amore.
Teognide, Elegie
Non posso odiarti, non posso amarti.
È difficile odiare, se gli hai voluto bene;
è difficile amare, se lui non vuole più.”
“Sei bello ma volgare, e frequenti cattive compagnie: così ti disonori.
A malincuore ho perso il tuo amore, ma è un vantaggio: io sono libero.”
Teognide, Elegie
Il dolore, perdita d’amore, delusione si trasformano in libertà.
Un tormento quindi va elaborato.
(Ciò va in contrapposizione all’Eros di Saffo che preferiva morire invocando il dio Ermes).
Il protagonista quindi si trova in bilico fra questi due frammenti antichi.
Da perdente che non può amare né odiare, in preda al rimorso, riscopre infine la libertà, ritrova sé stesso.
Per saperne di più sulle Elegie di Teognide ti consiglio questa lettura.
Due parole sulla musica
La fuga è una ballad, una culla fra le onde dei rimorsi del protagonista espressa in un tempo di 6/8.
La desolazione della strada è disegnata con un synth pad sul quale emerge solitario un piano elettrico e poco a poco un dubbio cantato da una chitarra.
Il crescendo è l’evoluzione del protagonista che decide di dimenticare e si rende conto di avere un’anima.
Amo molto l’orchestrazione dei sintetizzatori che richiamano il tema principale, come fosse una colonna sonora di un film.
Durante la promessa, c’è un breakdown strumentale per rendere il momento intimo. (Il protagonista parla con se stesso).
Ho inserito quindi la presenza di un bouzouki per dare un tocco di mediterraneo a rappresentare le radici del nostro eroe che si libera del dolore. Questo fugge via con il lungo solo di chitarra.
Il Testo completo
Come piccola curiosità, il brano nasce una notte in un bar imprecisato in Germania.
Nel senso che non ricordo più dove buttai giù l’idea che anni dopo finì dentro il disco Io mi chiamo Achille.
La fuga - testo e musica: Fabio Guglielmino Gli angeli che vivono sull’asfalto mi chiamano e sai che c’è? gli do ascolto dimentica i miei caffè dimentica anche me Nuvole si sciolgono nei miei occhi al tramonto con gli Dei gioco a scacchi dimentica le notti che ti stringevi forte a me E’ un po’ come perdere un documento mentre vago per il mondo senza tempo dimenticando cose che mi fan pensare ancora a te Troppi treni persi ormai in questi anni scappo via dagli occhi tuoi e i loro inganni dimentica i miei caffè dimentica anche me ho ancora un anima e voglio vivere con chi un valore da ai sogni e le voglie che lasciano i segni nel cuore e nel sangue per questo starò… Come un angelo tra gli angeli e i loro amplessi camperò di musica senza compromessi canterò canzoni che non parleranno più di te…
Videoclip
Questa canzone non ha un videoclip ufficiale, ma mi piacerebbe in futuro raccontarla per immagini.
L’ho sempre pensata come sottofondo di una coreografia da pole dance al buio con poche luci.
Vorrei far vivere questi angeli androgini muoversi leggeri nell’aria.
Tra il dire e il fare purtroppo c’è… il portafoglio.